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182 | storia |
tale, abbiam dovuto attingerne le notizie da un opuscolo intitolato: «Semplice esposizione elei fatti seguiti nella uscita dei PP. Gesuiti da Napoli.»1
Risulta dal medesimo che fin dai primi di febbraio si ebbe qualche sentore in Napoli della tempesta che minacciavali. Vi furon dei foglietti comminatori, e degl’insulti parziali per istrada, e nulla più.
Il 12 febbraio ebbe luogo una dimostrazione più strepitosa. Erano un cento individui circa, dell’infima plebe, capitanati da cinque o sei di apparente civil condizione. S’incominciò colle grida di viva la lega italiana, viva la indipendenza italiana, viva Gioberti, e si finì col gridare: morte agl’iniqui, morte agl’ipocriti, morte agli assassini, morte ai traditori, abbasso e morte ai Gesuiti.
La sera del 9 marzo (in cui già conoscevasi la rivoluzione di Francia) altra dimostrazione meno numerosa, ma più feroce, venne a portar lo scompiglio tra i padri della compagnia. Si gridò in quell’occasione: viva l’Italia, viva Gioberti, morte ai traditori, abbasso, fuori e morte ai Gesuiti, coraggio contro i Gesuiti.
Accorse la guardia nazionale per sedare il tumulto, e allora gridossi: viva la guardia nazionale. Furono invitati i gridatori a ritirarsi, ed una voce allora s’intese, che diceva: basta per questa sera, domani alle undici al luogo stabilito. Coraggio contro i Gesuiti; e tutti risposero: coraggio, coraggio.
Il venerdì 10 marzo gli assembrati, ch’eran già vicini alle porte, inviarono un foglio che diceva: «sgombrassero tosto i Gesuiti le due loro case: questa essere volontà del popolo, altrimenti verrebbesi al sangue ed al fuoco.»
Vennero in discorso alcuni col padre provinciale col padre rettore, e col padre Liberatore, ai quali dicevano:» il popolo fremere, infuriare, non ne volere saper più di Gesuiti; al popolo non si potere far fronte, sì che partissero,
- ↑ Vedi il suddetto opuscolo nel vol. VI delle Miscellanee, n. 2.