Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/169


della rivoluzione di roma 163


Di tal guisa le cose passaronsi tranquillamente, e senza violenza. Rimasero in Francia quei che vollero restarvi, ma privatamente e non come corpo religioso.

Intanto le opere dell’abate Gioberti venivano in luce. Lodati i Gesuiti nel suo Primato morale e civile, venivano accusati, biasimati e vituperati acerbamente nei Prolegomeni; e siccome il Gioberti faceva testo di lingua in politica, parlare allora dei Gesuiti e della peste, era quasi la stessa cosa. Il Tommaséo, che nel suo dizionario dei sinonimi all’articolo peste non trovò per sinonimo che lue, sarebbe stato grandemente applaudito se secondo il pensar di que’ tempi, vi avesse aggiunto il vocabolo Gesuitismo.

Ed affinchè le nostre parole non sembrino esagerate, diremo come fra le tante pubblicazioni anti-gesuitiche dell’anno 1848 che corsero l’Italia, una ve ne fu che portava in incisione un Gesuita coll’abito dell’ordine, tenendo un Crocifisso ed un calice nella man sinistra, un pugnale nella destra. Vi si vedeva l’Europa sotto i piedi del Gesuita con sopravi corone reali, tiara pontificale e faci e serpenti e pugnali. Sotto alla vignetta leggevasi:

Anni memorabili dei Gesuiti

Nel 1540 Nel 1774 Nel 1848
istituiti condannati distrutti1

A noi poco interessa d’investigare se con quanto è detto di sopra si fossero accomodate o guastate le cose dei Gesuiti in Francia. Passiamo quindi alla Isvizzera; e siccome il loro discacciamento preluder doveva allo scoppio della rivoluzione europea, che appunto in Svizzera venivasi tramando, così vogliamo far precedere, prima di parlare dell’Italia, la narrazion dei fatti che al loro discacciamento dalla repubblica svizzera si riferiscono.


  1. Vedi il vol. IV, dei Documenti, num. 134. A.