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Non riuscì il detto atto abbastanza chiaro a tutti, e parve a taluno un saggio dì misticismo biblico. I più assennati però lo giudicarono per un atto dignitoso e sublime così pel concetto come per l’espressioni.

Esso ci rivela di fatti un papa che attonito gira intorno lo sguardo e mira in ogni parte lo spirito di vertigine che invade le menti umane; che vede pure troni caduti o barcollanti, famiglie regnanti tremebonde e fuggiasche; che premunisce gli uomini, i quali chiama suoi figli, a non ritenere tutto ciò come opera dell’uomo superbo, ma come volere della Provvidenza per chiamarli a riconoscerla e rispettarla; che raccomanda la concordia agli uni, la giustizia agli altri, il timore di Dio a tutti; che inculca il rispetto ai ministri del santuario, e rimprovera di non averli sempre rispettati; e quindi simili cose, e di un sì alto subbietto da esso trattato, rendono l’atto in discorso uno dei più importanti che nei tempi moderni abbia veduto la luce.

È notevole che parlandosi in esso dell’Italia si dice non la più diletta ma la più vicina al papato per volere di Dio, dandoci con ciò a conoscere che ove son cattolici, ivi sono suoi figli, i quali nella sua carità universale è tenuto ad amarli tutti egualmente.

Se si rifletta che quest’atto sublime fu emanato dal pontefice in un momento di universale scompiglio, dovrà convenirsi che resterà come eterno monumento nella memoria dei posteri di quanto possa quel benefico raggio di luce evangelica che solo si diffonde dal Vaticano per illuminare e confortare l’umana società, minacciata da universale naufragio.

Essendo stato pubblicato detto atto il giorno seguente 31 di marzo, con esso si chiuse questo mese, celebre nelle storie dei tempi moderni.

Tre altri avvenimenti accaddero lo stesso giorno, il primo dei quali fu il concordato fra la Santa Sede ed il gran duca di Toscana, per ristabilire le principali norme circa il re-