Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
della rivoluzione di roma | 153 |
miei figli, ma alle frontiere soltanto, lo ripeto, non al di là delle frontiere; tale è la mia volontà.»1
Dopo questa breve allocuzione il papa, raccomandato loro l’obbedienza all’autorità, la stretta osservanza della disciplina militare, e la pratica di quelle virtù che costituiscono il vero soldato, benedisse alla bandiera pontificia presentatagli dal Sopranzi, ed ammise al bacio del piede i delegati.
La narrazione che fece il Sopranzi ai rimasti sulla piazza, non volle ascoltarsi; e quando parlava di frontiere se gli imponeva silenzio col gesto e colla voce. In una parola si voleva far credere che il Santo Padre comandava di sconfinare, e guai a chi avesse voluto avversare un tal piano.
Fu pubblicata una relazioncella in termini ambigui il giorno seguente per far credere meglio, anzi per mantenere il pubblico nella falsa credenza che il papa autorizzasse lo sconfinamento delle truppe.
Di leggieri si persuaderà ognuno ehe la cosa passasse così, perchè troppo era l’interesse che il segreto non venisse svelato, e che la popolazione romana non solo, ma quella dello stato e di tutta l’Italia non venisse disingannata.
Volevasi portare da alcuni in trionfo la bandiera papale, ma il Sopranzi la consegnò al quartier generale alla Pilotta; e così ebbe fine questo episodio. Lo stesso Ranalli ammette che il papa non dette il permesso che pei confini.2
Intanto la truppa seguitava di giorno in giorno a partire fra gli evviva degli uni e le ansietà degli altri: perchè o dai figli i genitori, o dai fratelli i fratelli, o dalle spose gli sposi separavansi. Nè ciò era da meravigliare, perchè in fine coloro che partivano andavano a combattere, quantunque per animarne il coraggio, si venisse spargendo