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della rivoluzione di roma | 147 |
5/10 | intimidazione, onde evitare l’odio della rivoluzione. E che la intimidazione facesse il suo effetto, basta legger la nota. Gli stessi Gesuiti dettero 1000 scudi, come li dettero i principi Borghese, Corsini, Doria, Piombino e Torlonia; e quasi tutte le corporazioni religiose, i capitoli, le collegiate dettero chi 50 e chi 100 scudi, ed anche di più: cosicchè osservando la lista, apparisce che un 12,000 scudi furon dati da una quarantina di persone. | |
1/10 | vanagloria, onde non comparir da meno degli altri in finanze. | |
1/10 | rispetto umano, e finto spirito di carità di patria. | |
3/10 | amore dell’indipendenza italiana scevro da qualunque altra considerazione. | |
Totale | 10 | decimi, ossia l’unità. |
Su questa base pertanto si sarebbero avuti scudi 10,000 circa, che sopra una popolazione di 180 mila abitanti di tutte le classi, farebbero risultare la entità delle offerte a cinque baiocchi e mezzo a testa: cifra che per combinazione corrisponde a quella famosa che la società principe Conti e compagni proponeva di risparmio giornaliero, per fare le strade ferrate.1
Che se pure si volessero escludere la vanagloria e la paura, sarà sempre vero che tutto l’entusiasmo per la guerra al barbaro (come dicevasi in allora) non giunse a dare altro che diciotto baiocchi a testa, cosa ben tenue per un affare di sì grave momento.
Mentre però da un lato si raccoglieva il danaro, dall’altro incominciava a partire la truppa pel confine fino dal giorno 23, dopo essere stata passata in rivista dal general Durando. Facevan parte di questa prima spedizione
- ↑ Vedi il capitolo IV, del vol I.