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della rivoluzione di roma | 141 |
Ma pure in una repubblica vi ha un presidente, o un dittatore, o i consoli investiti per legge del potere: e in Roma col disconoscere le volontà, i desideri, il comando del pontefice, non si venne col fatto a spogliarlo di questa essenziale prerogativa? Eppure l’Europa, non ancora chiarita sul vero stato delle cose, teneva su Roma fisi gli sguardi, la prendeva a modello, e gl’infelici suoi abitanti stoltamente invidiava.
E che si volesse conservare l’apparenza del papato e avere una repubblica italiana col papa alla testa, risulta da un indirizzo al Santo Padre elaborato nel circolo romano, del quale indirizzo ci contenteremo trascrivere qui un brano, essendo già riportato per disteso nel nostro sommario. Era scopo dell’atto pregare il pontefice onde volesse accettare la presidenza di una dieta italiana.
Ecco il brano:
«Coll’animo compreso da inenarrabile letizia tutti i cittadini d’Italia si rivolgono pieni di fiducia e di spetanze al generoso pontefice che iniziò l’italico risorgimento, e lo supplicano a compire la santa opera sua. I popoli italiani hanno coscienza della loro nazionalità. Sono figli della stessa famiglia, ed anelano a stringere il patto di amore e di fratellanza, radunandosi attorno al loro padre, al loro liberatore. A tal uopo i sottoscritti domandano alla Santità Vostra di adoperarsi perchè senza perdita di tempo, la rappresentanza di tutti gli stati d’Italia promossa da voi si raccolga in Roma a parlamento nazionale, a dieta italiana.
«Beatissimo Padre, in questo gran naufragio di tutte le potenze della terra, in questo sublime riordinamento delle nazionalità europee, un solo potere sussiste perchè poggia sulle inconcusse fondamenta della verità e del diritto, il vostro. La Santità Vostra pronunciò prima la sacra parola, e iniziò l’era novella italiana ed europea. Alla Santità Vostra tocca parimenti la gloria di aggiungere nuovo splendore al papato ed alla religione, sorgendo alla su-