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della rivoluzione di roma | 139 |
militi civici, dagli anni venti agli anni trentacinque inscritti nei ruoli, a recarsi agli offici dei battaglioni per dare i loro nomi, quante volte volessero far parte dei battaglioni mobilizzati.1
Alle disposizioni armigere del ministro della guerra e del generale comandante la civica, univansi ancor quelle del circolo romano, il quale nello stesso giorno 23 marzo fece sì, che sotto i suoi auspici si formolasse un indirizzo al Santo Padre per la pronta organizzazione e movimento delle milizie; e detto indirizzo veniva sottoscritto dal
Marchese | Massimo d’Azeglio piemontese. |
Rodolfo Audinot di Bologna. | |
Dottore | Pietro Sterbini di Vico.2 |
Un avvicendarsi sì rapido di tanti e sì inaspettati avvenimenti, quanti nel decorso di pochi giorni erano accaduti, riscaldar dovea le teste al massimo grado. Di fatti il giornale l’Epoca, dopo aver parlato nella sua esultanza della rivoluzione di Vienna, di Pesth, e di Lemberg, e dell’esequie a Pietroburgo per la pretesa morte dell’imperator Nicolao, e delle presunte confusioni a Mosca, e della sognata emancipazione a Odessa, riscaldava viemaggiormente gli animi de’ suoi lettori colle parole seguenti:
» L’assolutismo è così languente, che basteria il soffio di un fanciullo per ispegnerlo. Avete mai veduto un orso o altra fiera incatenata? Non fa più terrore; anche i pargoletti l’insultano. Iddio ha incatenato l’assolutismo. e gli ha messo la morte nel cuore. Correte! correte! fate di giungere a tempo per vederne gli ultimi aneliti. Affrettatevi! bisogna portar di corso la bandiera di Pio IX e dell’Italia sino alla cima delle Alpi, sin dove incontrerete un’altra bandiera a tre colori e coi nome della libertà. Tra le cose che la paura getta per via,