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della rivoluzione di roma | 137 |
Poichè la memoria ancora ci assiste, e i documenti non ci mancano, ci accingeremo a raccontare più ragguagliatamente e fedelmente che sia possibile ciò che accadde in quell’epoca, che se ben si considera, fu la più grave, la più importante, e la più terribile di tutte, potendosi asserire che nel mese di marzo del 1848 la rivoluzione fosse quasi generale in Europa. E siccome gli annunzi di tanti e così tremendi avvenimenti, eran vaghi ed incerti, vago ed incerto era altresì lo sviluppo delle cose. Ond’è che gli animi di tutti eran compresi dalla più grande ansietà e perturbazione.
Ma quello che più fece sbalordire gli animi fu la rivoluzione di Vienna, perchè nella Francia già si aspettava che accadesser subbugli. La Francia si sa che fa lo rivoluzioni a buon mercato. Napoli non era nuova a politici rivolgimenti, e l’esempio del 1820 era presente tuttora; il Piemonte avea dato i suoi segni nel 1821; le Romagne nel 1831, nel 1843, e nel 1845; quanto a Milano si prevedeva da un momento all’altro che il viva Pio IX associato col viva l’Italia avrebbe presto o tardi condotto le cose a tali estremi, da dover venire alle mani. Ciò dunque se destò ansietà, non destò già meraviglia. Imperocchè fu esso l’annunzio di quello che si voleva e si aspettava, ed a cui tendeva tutto il movimento da due anni iniziato.
Ma la rivoluzione di Vienna, della città più fedele all’Absburghese dinastia, la quale non mai aveva dato il minimo sentore di politici movimenti; ove anzi tutto era rigore e sottomissione; gli spiriti stessi dei cittadini freddi, torpidi, ligi in massimo grado al potere; ove il potere quanto rigoroso, altrettanto scaltro, lasciava che la popolazione si abbandonasse alla mollezza dei piaceri sensuali, col favorire ogni sorta di passatempi, colpì gli spiriti tutti di stupore per la sua inesplicabilità.
E per vero il viver lieto e festevole che in Vienna più che in altra città gode vasi, doveva escludere perfino