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una compromessa, e forse uno scandalo; non ammettendola, era necessità il premunirsi gagliardamente. E dato il caso che non ostante il divieto, la dimostrazione si fosse organata e avesse voluto forzare il passaggio, che cosa non sarebbe accaduto? Rifugge il pensiero dall’esprimerlo, ma un conflitto era certo, e in tal caso sariasi detto che i retrogradi avevan fatto spargere il sangue dei Romani per aver voluto impedire loro di augurare il buon capo d’anno all’amato sovrano. Il mondo tutto lo avrebbe creduto, e non un solo avrebbe approvato la determinazione del governo. E tutto ciò perchè il governo non ebbe la forza d’impedire le prime dimostrazioni.

Intanto i capi del movimento sgomentati e sorpresi da una misura sì insolita per parte del governo, e sentitane tutta la gravità, si venivano raggranellando e comunicando le idee sul da farsi, per dare lo scacco al potere, e assicurare il trionfo come dicevasi del popolo offeso. Sentivan ben essi ch’era ormai questione di vita o di morte, perchè, ove fosse riuscito una volta d’impedire le dimostrazioni, la rivoluzione era bella e spacciata.

Accostumati per quasi due anni a fare tutto ciò che avean voluto, non potevano rassegnarsi in un subito, e cedere l’impero della piazza (retto dal tribuno Ciceruacchio) ripristinando quello dell’autorità. Ad esasperare gli animi viemaggiormente, erasi sparso che le misure adottate dal governo eran non di difesa ma di offesa. Si diffuse allora un grido: al senatore Corsini, e molti recaronsi dal principe ottantenne, pregandolo a volersi presentare al pontefice e farsi interprete e mediatore dei voti del popolo, esponendogli la sua mortificazione nel vedersi posto in cattiva vista dell’amato sovrano. Non mancaron le consuete proteste di voler dare la vita e spargere il sangue per lui. Soliti colpi di scena che per chi conosce la storia e le umane malizie, non riescon cose nuove.

Acconsentì il senatore, e avendo al fianco il solito Luigi Masi, disse parole confortatrici dal balcone del suo