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mani coll’armata napoleonica. Egli alle doti esteriori del corpo, perchè era bello di aspetto, e di bella presenza, accoppiava quelle interiori dell’animo. Imperocchè era fornito di molto spirito, di svariata erudizione, e di non mediocre ingegno; ond’è che scrisse parecchie opere, e poscia pubblicolle per le stampe, fra le quali quella di maggior conto fu il suo viaggio a Gerusalemme. Esaurita la sua carriera militare, e disingannato delle illusioni mondane, dedicossi a Dio ed al raccoglimento nei detto ordine religioso, e pose sua stanza nella pacifica dimora che accoglie i padri riformati di san Francesco, nelle vicinanze di Castel Gandolfo. La rivoluzione ne aveva scosso molto il morale, perchè temevane gli effetti, e parve che i suoi precipitosi procedimenti gli accelerasser la morte. Almeno così si disse.

Proseguendo ora la narrazione di ciò che occorreva in quel tempo, diremo come, analogamente sempre ai preparamenti bellicosi che ad onta delle parole pacifiche del pontefice si andavan facendo, un tale avvocato Nicola Giustini di Viterbo presentava il 16 marzo al nuovo ministro, che ancor non chiamavasi della guerra ma delle armi, principe Aldobrandini, un progetto sulla formazione delle guerriglie nello stato pontificio.1

Come cosa allusiva ai fatti d’allora, e memorabile per la sua originalità, richiamiamo l’attenzione dei nostri lettori sopra un indirizzo che si diffuse in quel tempo alle donne di Roma, che crediamo di dover riportare in sommario. 2

Si tornava in esso a parlare delle Clelie, delle Virginie, e delle Lucrezie, non che di Attilio Regolo e di Orazio Coclite, e si facevan sorgere dagli avelli per contemplare le prodezze dei redivivi figli di Quirino. Idee eccellenti per risvegliare ed esaltare le immaginazioni dei pittori e

  1. Vedi il IV vol. dei Documenti num. 83.
  2. Vedi il sommario, num. 15. — Vedi il vol. IV Documenti, num. 82.