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quella lurida accozzaglia di mascalzoni che v’intervennero processionalmente, di recar con loro quei tali cartelli ch’eran preparati.

Avranno veduto i nostri leggitori come quelle ragunate, che dagli agitatori eran promosse, fossero cadute poco men che nel fango, e che la parte civile e onesta della romana popolazione avea incominciato a disertarle. Rammenteranno infine che ormai la rivoluzione co’ moti eccitati in tanti punti diversi dell’italiana penisola si era generalizzata non pure, ma erasi tolta la maschera; e il passaggio del viva Pio IX al viva l’Italia diceva chiaramente che non volevansi solo le riforme del pontefice pei suoi stati, ma quelle in tutta l’Italia che assicurarle potessero nazionalità, libertà, indipendenza. Ci spiegheremo anche meglio dicendo senza tanti preamboli, che volevasi operare una completa rivoluzione.

Dietro queste premesse nulla di buono era a sperare dalla dimostrazione che preparavasi, e l’autorità era venuta nella determinaziane decisa di non permetterla. Erano stati a tal uopo dati degli ordini rigorosissimi, nel palazzo pontificio, alla truppa e all’arma politica d’impedirla. La stessa ufficialità civica era stata nella notte chiamata ad urgenza nei rispettivi quartieri. Da ciò una incertezza, e un allarme indicibile. Avresti detto essersi scoperta una vasta congiura per assaltare il Quirinale, essendochè le misure prese avean l’aspetto di volersi porre in sulle difese. Il Quirinale in somma sembrava poco meno che posto in istato d’assedio. Trista condizione dei governi quando sono trascinati ad amoreggiare coi popoli! I popoli sì, devono amarsi, educarsi, proteggersi, e far loro tutto il bene possibile; ma non ci si deve prendere troppa confidenza, nè farci all’amore: e con buona licenza del padre Ventura, dobbiam rammentare che tutti quelli che ci fecero all’amore, ebbero a pentirsene. Dal che consegue che al punto in cui erano spinte le cose, se si ammetteva la dimostrazione in discorso, si correva un rischio,