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della rivoluzione di roma | 121 |
che pur troppo tutti invocano, e niuno conosce e rispetta, fosse d’uopo di pigliarsela col clero, cogli ordini religiosi in genere, ed in ispecie con la guardia avanzata del cattolicismo, i Gesuiti, e le loro filiazioni o dipendenze, che dicevansi essere le Sorelle del Sacro Cuore, i Liguorini, ed i Fratelli delle Scuole cristiane, chiamati ancora gl’Ignorantelli.
Da ciò quei dileggi, quelle caricature, quelle persecuzioni e violenze che disonorano non solo la vera libertà, ma la civiltà e la umanità stessa, e che in quel tempo facevansi in molte città d’Italia, non esclusane la stessa Napoli, e poco più tardi finirono col perpetrarsi anche in Roma.
Intanto, non già per dare una giustificazione, ma per somministrare una qualche spiegazione delle indegnità che commettevansi, diremo che in grandissima parte furono esse una conseguenza delle dottrine che l’andazzo de’ tempi aveva messo in voga, auspice e propugnatore delle medesime il famoso Gioberti.
E siccome il Gioberti col blandire e l’esaltare Roma e il papato, erasi amicata una buona parte del basso clero, e massimamente quella che e per dottrina e per esemplarità non teneva il primo posto, così questo, lungi dal dissuadere e calmare le effervescenze anti-gesuitiche, soffiava per entro il fuoco, e sollucheravasi al vedere sbandeggiati e depressi quelli che in fatto di sapere, stavano al disopra di lui, e che pur non ostante vezzeggiavasi di chiamarli coll’epiteto di rugiadosi.
Egli è massimamente a questa iniziata persecuzione che alludono le parole testè riportate del sommo pontefice, e siccome si era alla vigilia dei turpi fatti che andavansi maturando nell’ombra, e dei quali l’autorità era bene informata, il Santo Padre che confidava nella guardia civica, volle fare alla medesima un appello per mezzo del suo capo il generale principe Rospigliosi. A tal effetto gl’indirizzò la seguente lettera autografa, con ingiunzione che venisse istantaneamente affissa in tutti i quartieri civici.