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della rivoluzione di roma | 119 |
culchiamo di rispettarla, e di non provocar giammai il terribile anatema di un Dio sdegnato, che fulminerebbe le sue sante vendette contro gli assalitori degli Unti suoi. Risparmiate uno scandalo, del quale il mondo intero resterebbe maravigliato, e la massima parte dei sudditi afflitta e dolente. Risparmiate il colmo all’amarezza, ond’è già travagliato il pontefice pe’ fatti di simil genere testè altrove accaduti. Che se anche fra gli uomini, che in qualunque istituto appartengono alla Chiesa di Dio, ve ne fossero di quelli che meritassero per la loro condotta la disistima e la diffidenza, havvi sempre aperta la strada alle legali rappresentanze, le quali, quando sian giuste, noi come sommo pontefice, saremo pronti ad accoglierle per provvedervi. Siamo persuasi che queste parole basteranno a far tornare in senno tutti quelli, i quali (speriamo sian pochi) avessero formato qualche pravo disegno, la cui esecuzione mentre servirebbe al nostro cuore di acuto dolore, chiamerebbe sul loro capo i flagelli che Dio sempre scagliò sopra gl’ingrati. Che se queste nostre voci per somma sventura non bastassero a trattenere i traviati, noi intendiamo di far prova della fedeltà della civica, e di tutte le forze che sono da noi destinate a manter l’ordine pubblico. Noi siamo pieni di fiducia di vedere il buon effetto di queste nostre disposizioni, e di veder sostituita in tutto lo stato all’agitazione la calma e i pratici sentimenti di religione, che deve professare un popolo eminentemente cattolico, sul quale hanno diritto di prender norma le altre nazioni.
»Non vogliamo amareggiare il nostro spirito e il cuore di tutti i buoni, con la previsione delle risoluzioni che saremmo costretti di prendere, per non soffrire lo spettacolo dei flagelli, coi quali suole Iddio richiamare i popoli dagli errori; e invece speriamo che la benedizione apostolica, che spargiamo sopra.tutti, allontanerà ogni funesto presagio.