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suo popolo, per aver confermato e magnificato il regno di santa Chiesa.»

Sua Santità rispose nei seguenti termini: .

«Le dimostrazioni che ieri ricevetti dal buon popolo di Roma, e che oggi sento confermare da loro che ne sono i legittimi rappresentanti, mi assicurano della riconoscenza del popolo medesimo. Accolgo queste espressioni con infinito piacere: e prego loro di far noto a Roma e a tutto lo stato, che quanto io poteva fare l’ho fatto e che l’intero fcacro collegio vi ha convenuto di buon grado ed unanimemente. Se non se ne contentassero alcuni, guidati più dal capriccio che dalla ragione, credo che il popolo generalmente ne sia contento: mentre, ripeto, ho fatto quanto poteva, nè potrei fare di più. Desidero che questi miei sentimenti sieno manifesti a tutti, affinchè si ristabilisca la calma è non abbiano ad accadere quei turbamenti, che in alcuni luoghi alterarono l’ordine pubblico. La libertà non può essere disgiunta dall’ordine. L’ordine produce la felicità. Dall’ordine deriva l’unità, tanto necessaria affinchè ciascun cittadino goda tranquillamente della sua libertà, e raccolga il frutto del seme sparso nel terreno politico. L’ordine è benedetto da Dio e dagli uomini, e conduce a quello che tutti desiderano, cioè alla giustizia e alla pace in seno delle proprie famiglie.»1

Questa risposta del Santo Padre, per le belle e amorevoli parole, e pei paterni e savi consigli che accoglie, fu degna del cuore nobile e generoso, quale si è quello del regnante sommo pontefice Pio IX. E notevole riuscì per ricercatezza di frasi il discorso o atto di ringraziamento del senato che aveala preceduta e che abbiam riportato di sopra. Se non che parve a molti di riconoscervi non tanto il linguaggio del popolo romano, quanto quello di un partito politico.


  1. Vedi la Gazzetta di Roma, del 17 marzo 1848 num. 44.