Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/109


della rivoluzione di roma 103

quelle del passato abortite, perchè troppo fidenti a poesia; questa, col quattro e quattr’otto delle migliorie materiali, riescirebbe; del resto m’assicurava le città delle legazioni benissimo disposte, la guarnigione d’Ancona guadagnata, e l’adesione di Mamiani arra della solidità dell’impresa.»1 Che dunque il Farini fosse stato un cospiratore, è provato fino all’ultima evidenza.

Il Recchi stesso aveva cospirato fin dall’anno 1831 come ci racconta il Gualterio nelle sue storie colle parole seguenti:2 «Per questo errore gravissimo si giunse il dì 8 febbraio (1831) fino alla dichiarazione della decadenza del pontefice; atto fatuo in quanto che consumato mentre la rivoluzione era padrona soltanto di qualche provincia, mentre Roma stava in mano del papa, e la rivoluzione non si vedeva, non dico assicurata, ma neppure apparecchiata agli eventi. Questa dichiarazione fu fatta dall’assemblea detta dei notabili o dei deputati delle provincie libere, nella quale fra molti altri sedevano l’iilustre avvocato Silvani e Gaetano Recchi

Cosicchè dal fin qui esposto si rileva (appoggiandoci sempre ai documenti storici, unica scorta dei nostri giudizi) che tanto il Recchi, quanto il Farini ed il Galletti, eran pannina di diverso colore e di differente tessuto, ma prodotto della stessa lana; e che il conte Recchi, come ministro dell’interno, il Farini, come sostituto al detto ministero, ed il Galletti, come ministro di polizia, avendo avuto effettivamente il potere nelle mani, può affermarsi senza esagerazione che il governo pontificio in quel tempo fu affidato a tre individui, i quali chi più, chi meno avevano cospirato nell’italica rivoluzione, e non avevan dato segno veruno di essere amici del papato.


  1. Vedi Montanelli, Memorie, vol. I, pag. 104.
  2. Vedi Gualterio, ediz. di Firenze del 1850 voi, I, pag. 51.