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Esposti così i dubbi, le sorprese, e le disapprovazioni del Farini, ci attenteremo di schiarire i primi, e di spargere in pari tempo qualche luce su questo episodio importantissimo delle nostre storie.

Diremo dunque che la scelta del Galletti fu imposta dal Recchi e dagli altri ministri del suo partito al Santo Padre, e volevasi imporgliela fin da qualche tempo prima.

Alla nomina del Galletti si riferiscono appunto quelle parole che il Santo Padre pronunziò il giorno 11 di febbraio ai capi di tutti i corpi militari quando disse: «Quel che ho promesso voglio assolutamente mantenerlo, ed a quest’ora si sarebbe già effettuato, se quelli ai quali ho offerto il relativo portafoglio non si fossero espressi di volerlo accettare con condizioni, ed io condizioni non le riceverò giammai

I tempi però fattisi più grossi e minacciosi in seguito della francese rivoluzione, ed il solo Recchi potendo formare un ministero che calmasse la effervescenza del momento, fu forza subire allora l’imposizione del Galletti, alla quale da prima erasi fatta opposizione.

Il Farini però cui non entrava in capo la scelta del Galletti, non sospettava forse, quando scriveva la sua storia, che il celebre Montanelli ci avrebbe svelato un segreto, ed è che anche il Farini, in grado minore bensì, fosse stato un cospiratore: anzi ch’egli fosse stato l’autore del manifesto di Rimini, per sollevar le Romagne nell’anno 1845. Ecco le parole del Montanelli: «Trovavasi in Toscana Luigi Carlo Farini, al quale fu commesso stendere a norma dei suggerimenti Canutiani, un manifesto ai principi e ai popoli d’Europa, che sarebbe il programma dei sollevati. Farini mi comunicò il suo abbozzo, mi pregò farci le correzioni che credessi; volle scrivessi io i proclami popolari. A lui non andava gran cosa a genio tanta mitezza, ma diceva ogni secolo avere il suo carattere, e al carattere positivo e calcolatore del nostro doversi adattare gli artefici di rivoluzione;