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stampa nostrana ed estera abbia pubblicato per oscurarlo, nè ai tre consultori più influenti, Recchi, Minghetti e Pasolini di essere per cognizioni molto esperti su ciò che richiedesi nell’amministrazione della cosa pubblica. Erano tutti e tre uomini di svegliato ingegno, ma di esaltati spiriti, nè è a maravigliarne: imperocchè essendo di Ferrara il primo, di Bologna il secondo, il terzo di Ravenna, appartenevano tutti e tre alle Romagne, e i Romagnoli (almeno così pare) non sono, per una gran parte, i più devoti della Santa Sede. Il principe Aldobrandini associava ad un gran nome una nobil natura cavalleresca; energia, cognizioni, amore del proprio paese. La celebrità del Mezzofante non ammette necessità di aggiunger parola. L’avvocato Sturbinetti passava per uno dei luminari del foro romano, e per uno dei più caldi ammiratori della romana grandezza.

L’elezione del Galletti soltanto presentò qualche cosa di singolare e anormale: imperocchè i suoi antecedenti in causa di cospirazione, ne avevan formato uno dei principali rei di stato, che condannato al carcere in vita, dovette al perdono del clementissimo Pio la sua liberazione.

Si meraviglia lo stesso Farini della sua elezione, e nel primo volume delle sue storie esce in. questa sentenza: «La nomina del Galletti al ministerio di polizia diede maraviglia: non segnalato egli per opere d’ingegno, ma per sofferti travagli in causa di cospirazione; non sicuro per opinioni temperate, che anzi in Bologna avevfi nome di stare cogli eccessivi, e di aver fatto parte contro i moderati; non esperto di pubblici negozii, per qual ragione veniva sollevato a seggio ministeriale, e prescelto a governar la polizia? — Strani tempi correvano. I moderati non avevano la coscienza di valer soli ad infrenar la rivoluzione: erano chiamati ad opra di governo difficile, quando già le piazze governavano.» 1


  1. Vedi Farini, Lo Stato romano, terza edizione vol. I, pag. 346.