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94 | storia |
che come tutti sanno era il capo dell’agitazione toscana, e fino ad un certo punto ancora il direttore dell’agitazione romana. Queste due lettere tendevano assolutamente a dissuadere o premunire gl’italiani dal non imitare il moto parigino.1 Un altro documento è il programma della formazione istantanea ch’ebbe luogo in Parigi il 5 marzo dell’associazione nazionale italiana, della quale il Mazzini fu fatto presidente, ed il ferrarese Lizabe Ruffoni segretario.2
In una parola, accaduta appena la rivoluzione di Francia, fu sollecito il Gioberti di scrivere agl’italiani per distoglierli dal servilismo imitativo dei Francesi, come in altre cose, anche in quelle politiche. Egli, cui era riuscito di accalappiare buona parte del clero col suo Primato papale, mal sosteneva che per le improntitudini di alcuni Italiani guastata venisse l’opera delle sue mani. E conseguentemente egli voleva sovrapporre al fuoco dell’acqua fresca, mentre il Mazzini per converso avrebbe voluto aggiungere nuovi carboni ardenti al fuoco già esistente. Ecco dunque due capi scuola agenti contemporaneamente nel luogo stesso, ma in senso diverso, perchè l’uno favoreggiando, avversando l’altro la repubblica. D Gioberti stampando e propagando le sue lettere, il Mazzini per segreti messaggi trasmettendo le sue istruzioni.
Ma le parole del primo son così chiare ed esplicite, che reputiamo pregio dell’opera il riportarne alcune che abbiamo estratte dalla lettera inviata al Massari. Esse dicono così:
«Quanto ai popoli italiani, l’interesse, la prudenza, il dovere debbono egualmente rimuoverli dal volere imitare stoltamente la Francia. L’interesse; perchè tanto sarebbe il parteggiare per la repubblica, quanto il rompere la lega italiana, precipitare i nostri principi in grembo all’Austria, e distruggere il maraviglioso lavoro di tre anni. La prudenza; perchè colla monarchia costi-
- ↑ Vedi le due lettere del Gioberti nel vol. IV, Documenti al num. 46.
- ↑ Vedi G. Mazzini, Prose politiche. Genova, 1849, in-12, pag. 5.