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Piacque il pensiero, ma non a tutti. Oli esaltati vi rinvennero traccie di animo ostile al progresso, diremo anzi contrario decisamente alla rivoluzione, stante le parole seguenti:

«Questa benefica disposizione, feconda di utili risultamenti sotto i rapporti religiosi, morali, e civili, presenta una prova novella della premura, con cui Sua Santità attende a promuovere il bene reale, positivo, e pratico del suo stato, e de’ suoi amatissimi sudditi. A questo bene saranno sempre dirette le mire di Sua Beatitudine, intimamente persuasa, che dal conseguimento di esso può solo derivare la prosperità de’ suoi popoli, e non già dall’adottare certe teorie, che di loro natura non sono applicabili alla situazione ed alla indole dello stato della chiesa, dall’associarsi a certe tendente, dalle quali la stessa Santità Sua è del tutto aliena; teorie e tendenze che da molti savi vengono disapprovate, e che comprometterebbero manifestamente quella tranquillità interna ed esterna, di cui abbisogna ogni governo che ami di procurare il benessere de’ suoi sudditi.» 1

Un simile linguaggio è troppo chiaro per non sentirne il peso in tutta la sua forza. È il Santo Padre che premunisce contro le massime tendenti a pervertire la gioventù, e chiaramente ammonisce di non approvarle soltanto, ma anzi di abborrirle del tutto.

I savi consigli però non piacevano a coloro cui interessava di far credere tutto il contrario di ciò che diceva la circolare. Ne presero nota però, dissimularono, e feeeiro come suol dirsi orecchie da mercante, desiderosi e decisi com’erano (volendo o no il pontefice) di progredire impavidi nei loro divisamenti.

La circolare anzidetta ci suggerisce subito alcune riflessioni che crediamo di dover qui sottoporre.


  1. «Vedi motu-propri, allocuzioni, circolari ec. vol. I, n. 13; il Contemporaneo del 12 decembre 1816 n. di saggio; la Miscellanea del giorno, pag. 167.»