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della rivoluzione di roma | 85 |
recavaai a visitare le scuole notturne, e i conventi; le deputazioni lietamente accoglieva; dei bisogni delle popolazioni che rappresentavano s** informava, e con benevoli parole, con savi consigli, e con larghi sussidi confortava. Le carceri visitava pur anco, e mentre parole di consolazione a tutti prodigava, s’informava pur tuttavia e della qualità e della quantità del vitto, che loro somministravasi , e con severi ammonimenti all’estirpazione degli abusi premurosamente provvedeva. E mentre faceva buon viso ai progetti sulle strade ferrate, e sulla introduzione del gas, pensava alla riforma dei codici, alla pubblica educazione, ed al sollievo delle moltitudini bisognose. Piovevaao gli scritti e i ricorsi da Roma e dalle provincie, e il solo prendere contezza di tutto logorava talmente il suo tempo, da non lasciargli nè tregua, nè riposo.
Noi non crediamo di esagerare asserendo, che mai, o poche volte, si vide sulla sede di san Pietro un papa animato da più rette e pia benevoli intenzioni, di quelle del sommo pontefice Pio IX, gloriosamente regnante, come diremo che poche volte si fece cotanto strazio, dalla malvagità degli uomini, di così rette intenzioni, e si corrispose con più nera ingratitudine alla elargizione di tanti e sì segnalati beneficî. E noi nel progredire di questi scritti, non solo non mancheremo di designare i tratti d’ingratitudine coi quali si ricambiarono le sue sollecitudini, ma avremo il corano eziandio di toccare rispettosamente quegli atti, o condiscendenze, che sembrarono a molti, o di avere favorito, o di aver somministrato pretesti per favorire il movimento, che è quanto dire, aprire l’adito alla rivoluzione.
Coerente a queste benevole disposizioni, volle il Santo Padre, che si spedisse una circolare sottoscritta dal cardinale Gizzi ai capi delle provincie ed alle magistrature locali, all’oggetto importantissimo di proporre provvedimenti per migliorare la educazione civile e religiosa dell’infima classe del popolo.