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Ritornando, dopo questo giusto sfogo di sdegno, alla narrazion dei fatti, diremo che siccome le feste, i tripudi, e l’insolito movimento suscitatosi aumentare dovevano la circolazione del danaro, sottentrò alla contentezza ideale (la quale in parte era naturale e spontanea, in parte artificiale e innestata), la contentezza reale figlia deir interesse, perchè artisti, rivenditori, e manuali, trovandovi il loro tornaconto, benedicevano ancor essi a chi, con un semplice atto di perdono, aveva saputo cambiare la faccia delle cose in un istante.

E siccome dalle frutta che ne rampollano giudicasi della qualità della pianta, così dal bene che godevasi si argomentava generalmente, dovere essere una cosa buona la causa che lo aveva prodotto.

Intanto eransi dirette dalla segreteria di stato ai legati, delegati e presidi delle provincie, lettere circolari, portanti la data del 14 luglio, il cui oggetto si era quello di provvedere che il perdono dei passati traviamenti non desse una troppo pericolosa speranza (sono queste le parole della circolare) d’impunità a chi meditasse turbare nuovamente lo stato.

Si uniformò il cardinale Vannicelli legato di Bologna alle ricevute istruzioni della segreteria di stato, sottoscritte dal prelato Santucci, dirigendo alle magistrature comunali della provincia un ordine circolare in data del 21, ove, fra le altre cose, dicevasi, parlando dell’amnistia: «Che se il Santo Padre si è determinato a tale atto di segnalata grazia, anche per rimeritare con un solenne benefizio le espressioni di fedeltà, che d’ogni parte furono umiliato al suo trono, sino dai primi momenti della faustissima di lui esaltazione, esige altresì il beneficio da parte eziandio delle magistrature per grata e doverosa corrispondenza, ch’esse adoprino tutti i mezzi e la influenza del loro potere, allo scopo di prevenire e cooperare a reprimere qualunque attentato alla sicurezza dello stato, e dei pacifici abitanti, invocando, nel caso di simili