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CAPITOLO III.

[Anno 1846]


Sull’amnistia o perdono, accordato dal pontefice Pio IX. — Feste e tripudi. Origine dei medesimi attribuibile alla Giovine Italia. — Ciceruacchio. Suo carattere e suoi antecedenti.


Verso le ore 7 pomeridiane del giorno 17 luglio 1846 veniva affisso per le pubbliche vie di Roma l’atto generoso emanato dal nuovo papa sul perdono accordato a tutti quelli che per politico reato erano stati tenuti in ceppi o dalle lor terre sbandeggiati, il quale atto, comecchè non s’ignori da veruno, pure a cagione della sua importanza giudichiamo utile di riportare nel nostro sommario.1

Esso piacque generalmente, e tutti furono colpiti dalla soavità dell’espressioni, indicanti un cuore veramente paterno, e temperato a beneficenza e generosità per parte di chi lo largiva. Ma alcuni rimasero siffattamente inebriati dalla gioia, che, senza esagerazione, dessa confinava col delirio. Per ogni dove leggevasi l’atto sublime, estollevasi al cielo il pontefice, ed il nome suo ripetevasi per mille e mille bocche, accompagnato dalle lodi, dalle benedizioni, e dalle manifestazioni di liete speranze. Tutto poi favoriva la letizia; stante il caldo della stagione non solo le vie tutte della città eran gremite di gente a diporto, ma oltracciò una festa serale d’indole religiosa, che suole attrarre ogni anno molto popolo sulla piazza della Maddalena, tenevalo in moto quella sera anche più del consueto.

Sentesi raccontare che una mano di giovani plaudenti eransi recati con faci accese sulle piazza del Quirinale, e ch’erano stati benedetti dal pontefice. Se ne diffonde come lampo il racconto; tutti di qua, di là, ansanti e

  1. Vedi sommario, n. 1.