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della rivoluzione di roma | 51 |
di stato, annunciò d’ordine di Sua Santità la restituzione dei pegni, non eccedenti i baiocchi cinquanta, non che la distribuzione di cinquantatre doti di scudi cinquanta ciascuna nella città di Roma, e mille doti, ognuna di scudi dieci, nelle provincie. Oltracciò aveva già il Santo Padre fatto distribuire scudi seimila ai poveri.1
Il giorno 21 ebbe luogo la solenne incoronazione in san Pietro in Vaticano. Il concorso fu immenso, ma gli applausi pochi, e come motto d’ordine, sentivasi ripetere da molti che dessi vi sarebbero stati allorquando avesse accordata l’amnistia. Nella sera il principe Torlonia fece incendiare, a manifestazione di lieto animo, un fuoco artificiale sulla piazza del Popolo, e fece illuminare con faci il monte Pincio.2
Lo stesso giorno poi, nel forte di Civita Castellana, festeggiavasi la sua elezione dai detenuti politici, e ne fu subito pubblicata una litografìa.3
Intanto il nome del Santo Padre incominciava a passare per tutte le bocche, e formava il soggetto esclusivo delle conversazioni, enumerando ciascuno, chi più chi meno, antichi fatti onorevoli, esprimenti la bellezza dell’animo suo e del suo cuore generoso e clemente. Le notizie che incominciarono a giungere dalle provincie, e che continuarono senza interruzione per molte e molte settimane, sonavano festevoli al suo nome ed erano apportatrici di liete speranze.
Il conferimento dei vari carichi per l’andamento degli affari attirò le sollecitudini del nuovo pontefice, e quindi venne conferito quello di pro-datario al cardinale Ugo Pietro Spinola, e quello di segretario de’ memoriali al cardinale Ludovico Altieri. Quello poi di suo uditore, detto uditor santissimo, a monsignor Giovanni Janni.4