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La prima degli uomini che sembravano volere, almeno per allora, la conservazione del papato ammodernato bensì e portato alle idee del giorno.

La seconda degli uomini che miravano ad entrare nella sala dorata della repubblica, passando prima per l’anticamera del papato costituzionale.

La terza di quei che diritto giungere volevano alla repubblica senza passare per tante trafile nè di papato, nè di ordini rappresentativi; e questo ci sembra essere stato allora il partito più abile e coerente, o per lo meno (senza approvarne lo scopo e le dottrine) il più sincero.

Arduo ci sembra lo stabilire con precisione quali ne fossero i campioni, imperocchè non sempre ci dicevan chiaramente ciò che pensavano; in prova di che citeremo il famoso Gioberti, che, vero camaleonte politico, si chiarì negli ultimi suoi scritti tutt’altro da quello che nei primi appalesossi.

Pur tuttavia ci sembra che nei primi tempi il movimento fosse capitanato presso a poco nel modo seguente:


            1.° Col papa e coi sovrani mediante governi a forme rappresentative:

Gioberti abate Vincenzo Minghetti Marco
D'Azeglio march. Massimo Ranalli Ferdinando
Balbo conte Cesare Lambruschini abate Raffaello
Petitti conte Ilarione Capponi Gino
Durando gen. Giacomo Salvagnoli avv. Vincenzo
Leopardi Pier Silvestro Ricasoli Bettino
Pasolini conte Giuseppe Troja avvocato Carlo
Pepoli march. Gioachino Bozzelli Francesco Paolo
Recchi conte Gaetano Orioli professore Francesco
Mamiani conte Terenzio Armandi colonnello Pietro
Farini dottore Luigi Carlo Zucchi generale Carlo
Gualterio march. Filippo A. Rossi conte Pellegrino.