Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/49


della rivoluzione di roma 39

del bollettino delle leggi, e creò una commissione perla riforma del codice di procedura civile. Abbellì molte chiese, alcune strade migliorò, e per dare corso regolare all’Aniene fece traforare il monte Catillo a Tivoli.

Quanto al suo carattere, era fermo, decisamente, e se mostravasi severo, era però giusto e dignitoso, nè mancavagli affabilità e piacevolezza di modi. Niuno infine contendevagli di essere un uomo di spirito, e di svegliato ingegno.

Non è però che non ci uniamo ancor noi in riprovare quella eccessiva riservatezza, che avea quasi della diffidenza, addimostrata dal pontefice specialmente in sugli ultimi anni, nei quali correva voce che si fosse poco men che racchiuso in Vaticano, e mentre mostravasi piacevole ed accessibile agli esteri che visitavanlo, poco mostravasi desideroso di essere avvicinato da’ suoi sudditi. Non loderemo neppure tutti gli atti della sua amministrazione, nè tutti gli uomini che scelse per sostenere la macchina governativa, nè la creazione dei centurioni, nè quelle commissioni inviate nelle provincie, le quali esasperarono forse, in luogo di calmarle e sopirle, le ire accese in una parte di quelle svegliatissime popolazioni.

Parole di biasimo altresì per molte bocche si udirono a cagione della scelta del tesoriere, e per la incuria che tollerò sulla esibizione dei conti arretrati, i quali vider finalmente la luce sotto il pontificato di Pio IX, e di cui più diffusamente avremo a parlare in appresso.

Di questo all’infuori non credasi alle tante cose che la malvagità diffondeva a suo carico, nè alle esagerate accuse di tirannia, o di sevizie della polizia verso i cittadini romani; che anzi gli ultimi anni del suo pontificato furono notevoli per l’attuazione di quella massima governativa fare e lasciar dire, cosicchè per verità, mentre non gode vasi di libertà legale, di libertà di fatto godevasene moltissima.

E fu appunto in quel tempo che vennero ammessi alla