Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/475


della rivoluzione di roma 465

da non lasciar nulla a desiderare, essere stato il Masi e gli altri agitatori amorosi, che coi fogli clandestini, colle petizioni, colle deputazioni chiesero ed ottennero la guar- dia civica. Gol codicillo poi che le armi il popolo se le prese da sé (alludendo alla finta congiura), viene ad escludere la spontaneità dell’atto per parte del pontefice, e mette in chiara evidenza l’inganno e la violenza che in certo modo si esercitarono per ottener prima la legge, e poi la sua tumultuaria attuazione.

Abbiamo raccontato nei capitoli precedenti come il Montanelli dalla Toscana capitanasse in qualche guisa il movimento romano, e dicemmo pure che il Masi era il suo fido agente. E siccome uno era il motore, uno era lo scopo, simultanee le mosse, vogliamo attingere alla stessa sorgente la narrazione del come sMnstituisse la guardia civica in Toscana. Ecco dunque come si esprime il Montanelli nelle pagine 13 e 14.

«Armi armi! fu grido di tutti. Avevamo chiesta la guardia civica colla stampa clandestina. L’aveva chiesta il giornale l’Alba appena nato. Dopo la civica romana mossero a chiederla per via di petizioni i professori e studenti dell’ospedale di santa Maria Nuova. Alle petizioni di cittadini seguirono petizioni di municipi. Il governo stava duro. Istituì consulta di stato, la pena di morte abolì, altre utili riforme oprò, ma di guardia dvica non volea saperne.

» Le petizioni scritte non bastando, fu d’uopo venire a dimostrazioni di piazza. Firenze fece la sua, magnificamente messa in scena da Antonio Mordini. Altre città seguirono lo esempio di Firenze. Ma la dimostrazione che dette il colpo di grazia fu quella di Livorno

Così dunque fu ottenuta la guardia civica toscana, e niuno crediamo potrà andarne superbo, ritrovandola così poco onorevole ne’ suoi primordi per il nome italiano, e per qualsivoglia altro che tenga in pregio le virtù, l’onore, ed il rispetto che ognuno deve a se stesso.