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della rivoluzione di roma | 463 |
mata piuttosto cui affidare un giorno lo sorti della italiana indipendenza. Le idee che insinuavansi nelle teste giovanili erano di guardare il Campidoglio come monumento di gloria passata, le Alpi e le pianure di Lombardia come campi di gloria futura.
Venner pubblicate il 2 agosto 1847 dall’amnistiato Carlo Mathey alcune osservazioni sul regolamento della guardia civica.1 Pubblicaronsi dall’autorità le istruzioni per la formazione delle terne, e l’elenco delle malattie che autorizzavano la esenzione del servizio. Pose vari quesiti alla commissione deputata da Sua Santità per la organizzazione della guardia civica, e si consegnarono alle stampe le risposte della commissione. Si promulgò anche un prontuario delle operazioni da farsi por renderne più sollecita ed uniforme la organizzazione: tutte le quali cose possono vedersi nella nostra raccolta in un volume intitolato «Guardia civica.»
L’esempio di Roma servi di stimolo ai sommovitori della Toscana. Anche colà si fecero istanze, suppliche e dimostrazioni per ottener la guardia civica. La stampa clandestina vi preparò il terreno. Ed anche colà infine non volendo il governo, non consigliandolo la necessità, non curandosene i più, ma volendolo assolutamente i meno, la guardia civica venne accordata. Affinchè poi il nostro racconto venga corroborato da una voce autorevole in siffatte materie, citeremo le parole del professor Montanelli.2 Egli dice: «Avuti i giornali volevamo gli schioppi; ma prima di seguitare della Toscana, diamo un’occhiata a quello che seguiva a Roma.»
» Il viva Pio IX aveva fatto in pochi mesi il giro del mondo; e atei e maomettisti, e cristiani ed ebrei, e protestanti e cattolici, purchè con un bricciolo di cuore,
- ↑ Vedi i Documenti, III. vol., n. 42.
- ↑ Vedi Montanelli Memorie, vol. II. cap. 27 intitolato: Guardia civica, pagina 5 o seguenti.