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della rivoluzione di roma | 451 |
gente liberalesca. Ancor noi per verità abbiamo trovato scritte queste parole a iosa negli stampati di quel tempo, ma ne incresce il dirlo: atti di virtù e di religione verace in tutta la rivoluzione italiana non ci cadder sott’occhio. Atti d’ipocrisia però ne rinvenimmo a profusione.
Quanto all’indirizzo summenzionato ci sembra sommamente interessante, perchè mentre serviva di eccitamento e di coraggio ai Napolitani che amavan di scuotersi, intimoriva e minacciava nel tempo stesso il re e la sua corte. E dove si consideri bene e complessivamente il concetto dì quell’atto, non può riassumersi che in queste parole: Sire! cedete colle buone e tutto andrà a maraviglia. In caso diverso, ossia che non vogliate, quel che chiediamo cel prenderemo per forsa, e allora il movimento non sarà incolpevole come è stato finora. Tutto ci arride, il vedete, tutto cede ai desideri nostri. L’era nostra è giunta, la vostra sparisce. Il cielo ci protegge. Questa ci sembra la sostanza dei detti. Vediamo ora i fatti.
L’indirizzo si pubblicava in Torino il 21 decembre 1847, ed al terminar dell’anno conoscevasi in Roma ove per vari giorni subì l’esame del circolo romano, e venne a corroborarsi colle adesioni di molti de’ suoi membri. Il 18 di gennaio (come diremo meglio nel capitolo secondo del secondo volume) il re di Napoli incominciò a cedere in favore dei Siciliani, e se gli risponde col famoso: è troppo tardi. Pochi giorni dopo seguì il decreto per la costituzione. Tutto ciò dice dunque abbastanza che Tatto sopra menzionato esercitò un’influenza incontrastabile su quegli avvenimenti, e questo per ora ci basta. Ma torniamo alle cose di Roma.
Comunicavasi in sul finire del decembre alla Consulta di stato la nomina del conte Giovanni Marchetti a consultore per Bologna in luogo del defunto avvocato Silvani. Uomo di onore, poeta illustre, amico e concittadino del Santo Padre, ne piacque generalmente la scelta.1
- ↑ Vedi la Pallade del 20 decembre, numero 133.