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scienza, dappoichè dubbio non rimane il volere della Provvidenza. Guardate su, lungo tutta l’Italia, alla gioia dei popoli risorti, alla satisfaziono dei principi autori delle risurrezioni; alla unione reciproca, alla pace, alla innocenza, alla virtù di tutti questi fatti nostri, benedetti dal pontefice, ribenedetti dal consenso di tutta la Cristianità; e giudicate voi, se noi facciamo una stolta od empia rivoluzione, ovvero non anzi una buona, santa, felicissima mutazione, secondante i voleri di Dio.

«Sire, il vostro obbedire a tali voleri, il vostro accedere a tal mutazione, la farà più facile, più felice e più moderata che mai; ed aggiungendo un secondo al primo terzo degl’Italiani già risorti, costituirà risorta in gran pluralità la nazione nostra; la farà inattaccabile dai nemici, indipendente dagli stessi amici stranieri, libera e tetragona in se; le darà forza, gravità e tempo di svolgere pacatamente tutta l’ammirabile opera sua; farà insomma i destini d’Italia, quanto possa farsi umana cosa, assicurati.

» Ricuserete voi all’incontro di seguire la fortuna, la virtù d’Italia? Allora, o Sire, rimarrebbero sturbati sì nella loro magnifica via, ma non tolti di mezzo perciò, i destini italiani. Non può, non può l’Italia rimanere addietro, diversa, contraria dalla civiltà cristiana onnipotente e trionfatrice; trionfatrice, non che di tutti questi piccoli ostacoli interni, ma di tutte le potenze umane, di tutti i popoli, di tutte le civiltà acristiane. Quali che siano ora o mai i nemici e i freddi o falsi amici d’Italia, l’Italia piglierà suo posto nel trionfo delle nazioni cristiano. Ma forse, come già avvenne, gli ostacoli abbrevierebbero la via; forse (che Dio noi voglia!) il rifiuto vostro troncherebbe immediatamente colla violenza le questioni più importanti del risorgimento italiano! Se non che questo ne resterebbe forse guastato; forse non rimarrebbe più, come è finora, incolpevole, santo, unico al mondo e nel corso dei secoli! E perciò, o Sire, noi gri-