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della rivoluzione di roma | 441 |
il popolo non le conoscesse. Questa era la buona fede della stampa di allora. — Ma passiamo ad altro.
Rammenteranno i nostri lettori che nel febbraio scorso Chekib-Effendi inviato del gran Sultano recossi in Roma per complimentare il Santo Padre. Ora la stessa Santità Sua, la quale aveva divisato fin d’allora di contraccambiare il complimento per mezzo di un suo rappresentante, inviò espressamente monsignor Ferrieri arcivescovo di Sida come ambasciatore pontificio presso il Sultano, per ringraziarlo dell’atto gentile compiuto in allora, ed inoltre offerirgli in suo nome alcuni donativi. Partì dunque monsignor Ferrieri per compiere la sua missione il giorno 21 dicembre col suo seguito, e ne fece parte il conte Ferretti nipote dell’eminentissimo segretario di stato.1
Il giorno 23 dello stesso mese giunse in Roma la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso.
Questa dama milanese, ragguardevole per nascita e per cultura d’ingegno, lo era del pari per lo sviscerato amor suo per l’Italia, nel senso però di volerla rendere felice mediante la rivoluzione. Secondo la principessa l’Italia era malata, ed ella professando in politica il principio fondamentale degli omeopatici, che «similia similibus curantur,» voleva guarirla con quel farmaco terribile che chiamasi rivoluzione.
Dicesi ch’ella fosse fin dal 1831 tra i membri più attivi dell’italiana rivoluzione, e certuni informatissimi delle cose italiane asseriscono che in quel tempo s’intertenesse in Isvizzera con Pellegrino Rossi per concertare i piani conducenti alla riuscita del movimento. Comunque si voglia, la principessa di Belgioioso esule dalla Lombardia fu la protettrice se non la fondatrice del giornale italiano L’Ausonio, che pubblicavasi in Parigi nel 1845 e 1846. Venuta come tanti altri in pellegrinaggio a Roma,
- ↑ Vedi il Diario di Roma dol 21 dicembre, e vedi il Contemporaneo del 21 detto.