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mancanza di scaltrezza o di coraggio avesse mal sostenuto gl’interessi della corte pontificia. Ad insinuar ciò esce il Farini nella seguente sentenza.

«La Prussia, ad Austria parziale, dava lusinga al nunzio di facile ed onorevole componimento; ed il nunzio, o fosse di facile contentatura, o tenero d’Austria più che della dignità di Roma, stava ad udire indegne proposte.»

Noi per lo contrario portiamo opinione, ed abbiamo nelle mani tale un autografo da mostrarla giusta, che cioè il nunzio pontificio sostenne sempre strenuamente e dignitosamente gl’interessi e l’onore della corte di Roma.

Le parole dell’autografo a giustificazione del nunzio son le seguenti:

«L’Usedom si presentò al principe di Metternich dicendo di essere stato incaricato dalla corte di Roma per comporre con Austria gli affari di Ferrara. Fu invitato a quella conferenza il nunzio monsignor Viale. Ei ricusò d’intervenirvi, non gli sembrando possibile che la corte romana avesse dato l’incarico delle trattative ad un diplomatico estero. L’Usedom lo volle persuadere e mostrògli una lettera del suo re, in cui si diceva aver la corte romana accettato la mediazione della Prussia. Si tacque, ma egli dichiarò di non voler prendere parte in queste trattative da qualunque parte venissero autorizzate.»1

Le parole dell’autografo da noi riportate troviamo essere in corrispondenza con quelle del dispaccio dell’eminentissimo Ferretti del 1 di ottobre allo stesso nunzio: dispaccio che il Farini riporta per intiero nelle sue storie. 2 Ne togliamo il brano seguente:

«Non posso bastantemente esprimere a vostra signoria illustrissima e reverendissima la disgustosa sorpresa cagionatami dalla lettura del suo dispaccio N. 583 ove si

  1. Vedi autografi di personaggi politici n. 89.
  2. Vedi Farini lo Stato romano, vol. I, pag, 236.