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402 | storia |
grida di viva l’Italia, viva i consultori di stato, viva Gioberti, e viva Pio IX, ed a prender rinfresehi, de’ quali il principe trattò lautamente gl’intervenuti. E siccome nei palchi ov’erano i consultori, eran pure il principe e la principessa Torlonia, il principe e la principessa Orsini, il duca e la duchessa Torlonia, lor parenti, i quali occupavano sei palchi di fronte; tutti aperti, e fra questi eravi anche lord Minto, s’inteser varie grida di viva la principessa Torlonia, viva lord Minto.
Il Ciceruacchio venne a far visita ai consultori nei palchi, e si vide da tutti intrattenersi a discorrere con lord Minto, come dicemmo nel capitolo precedente.
Volevasi almeno quel ballo romanesco detto il saltarello, danzato dalle più belle popolane. Il Ciceruacchio ebbe l’incarico di riunirle, ma non riuscì; e quindi si videro invece dodici popolane da esso introdotte nella sala, che per età, per forme, e per vestiario, facevan tale mostra di sè, che meglio le cento volte stato sarebbe che fosser rimaste nelle case loro.
La festa in somma per esservisi voluto intromettere il circolo romano, non riuscì quale il principe l’aveva immaginata, e noni corrispose affatto ai desideri del pubblico e all’imponenza dell’altra che aveala provocata.
Dopo di che alcuni giovani recatisi sotto le finestre di lord Minto all’albergo dell’Europa, incominciarono ad applaudirlo, ed egli fattosi al balcone, pronunziò quelle parole da noi riportate parlando della condotta in Roma di lord Minto nel capitolo precedente.
Le particolarità che abbiam narrate ci sembrano sufficienti per dare un’idea della festa della Consulta di stato. Chi poi desiderasse conoscerne anche il di più, non avrà che a leggere gli autori e i documenti che accenniamo a piè di pagina.1