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Parla bensì degli addobbamenti esterni di alcuni palazzi, e dei serici drappi, e degli arazzi, e delle fioriture pendenti dalle finestre e da’ balconi, ma si tace, come si tacquero tutti gli altri giornali, delle iscrizioni che a guisa di stendardi pendenti decoravan tutto lo stradale, e che erano poco distanti l’una dall’altra. Il solo Italico del 18 novembre ne riporta alcune, ma noi, sulla scorta di una lettera stampata in quel tempo e che conserviamo, le riporteremo tutte in fine di questo capitolo.1

I consultori venivano applauditi sul loro passaggio, ma non in ragione della dottrina e della probità, sibbene della fama di liberalismo che li precedeva. Il conte Recchi, per esempio, era di tutti il più applaudito. Un gruppo di giovani, a mezzo la processione, rappresentava il popolo romano. Uno di essi andava gridando: evviva gli amici del popolo, e gli altri in coro rispondevano: evviva. Alcuni pochissimi eeclesiastici si videro al seguito, ma eranvi stati introdotti a forza perchè si vedesse dal pubblico che vi prendeva parte anche l’elemento clericale. Diciamo ciò di certa scienza, poiché toccò al nostro figlio ed al suo precettore, entrambi coll’abito che s’indossa dai Canonici regolari lateranensi di san Pietro in vincoli.

La sera si diè una festa al teatro di Apollo a spese del principe Torlonia, la quale sarebbe potuta riuscire brillante e divertente, ma a cagione dell’andazzo de’ tempi, nei quali si voleva che i circoli dovessero far tutto, riusci fredda ed insipida. 11 generoso principe dava l’ingresso gratis mediante i biglietti d’invito ch’egli stesso avrebbe distribuito, laddove il circolo romano, per mezzo del Tommasoni, lo pregò di sottoporre a prezzo i biglietti d’ingresso, da rivolgersi a profitto degli asili infantili. Così fu alterato tutto, e prese altro colore il trattenimento; non vi furon signore nella platea, e mentre esser doveva una festa di ballo, non si ballò, e tutto limitossi a poche

  1. Vedi Documenti vol. III, n. 03.