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398 | storia |
Roma, 16 novembre 1847.
«Ecco la storia della festa di ieri. Le bandiere estere, e degli altri stati italiani si dovevano mostrare dietro il corteggio dei deputati della Consulta di stato. Ciò era già convenuto; perchè la commissione incaricata della direzione della festa, nel pubblicare la descrizione della processione, aveva stabilito nel suo programma che quei cittadini degli stati italiani ed esteri i quali avesser voluto far parte del corteggio colle loro bandiere, si dovessero disporre lungo la strada di porta Pia, ove si sarebber trovati due deputati per riceverli e determinare l’ordine da seguirsi. Domenica sera 14, alle ore 9, venne tutto proibito misteriosamente. Subito fu creata una commissione composta di circa venti individui tra Italiani, Prussiani, Inglesi, e Svizzeri, la quale si portò dal segretario di stato per pregarlo a rivocare la proibizione; ma inutilmente. Si seppe poco dopo che Austria, Francia, e Prussia avean dettata la legge alla segreteria di stato. Allora fu un andare e venire dai ministri di Piemonte e di Toscana, e un pregarli e scongiurarli perchè spiegassero la loro influenza presso la segreteria di stato. Questi due buoni e bravi Italiani andaron dal papa e ottennero che le bandiere italiane ed estere potessero intervenire alla festa. Ma poco dopo un dispaccio di segreteria di stato proibiva loro di fare uscire e spiegare nell’indomani le proprie bandiere. Questa proibizione fu la parola d’ordine perchè i Lombardi e i Veneziani s’incamminassero la mattina del 15 verso la porta Pia (cosa che non poteron fare i Toscani e i Piemontesi perchè le loro bandiere eran serbate dai loro ministri, ma seguiron però i Lombardo-Veneti colla rispettiva coccarda). Colà giunti furono invitati da due capitani della civica di portarsi al quartiere di fronte al Quirinale. Ivi furon ricevuti dal generale in capo della civica, dal generale di divisione, e dal segretario di stato: e quest’ultimo prese a dire che li