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concertata dimostrazione farne una che avesse il colore di cosmopolitismo, quasi volesse dirsi: Han vinto i Romani. E voi, o popoli dell’Europa, rallegratevi tutti: l’era nostra incomincia. Venite tutti a prender parte al nostro trionfo che è il prennunzio del vostro, associandovi a quella dimostrazione che, sotto forme apparenti di pompa e ringraziamento, veniam celebrando, ma che è per noi significativa, ed asconde i germi del trionfo dei popoli sulle tarlate e da noi minate sovranità dell’Europa.

Nè si creda che ciò sia una esagerazione o un sogno. È la pura verità. Il Ranalli stesso, non espansivo in fatto di rivelazioni a danno del partito del movimento italiano, pure ne dice abbastanza. Ecco alcune sue parole: «Annunziato al pubblico che cittadini di ogni nazione colla propria bandiera seguirebbero il gran cortèo, e acconsentito il segretario di stato, indignò che a un tratto si sapesse revocato l’ordine per querela degli ambasciatori austriaco, francese e russo, e per istanza di coloro che non volevano alcun segno di unione di popoli.1»

Che la mossa venisse piuttosto dagli ambasciatori o dal segretario di stato poco importa. A noi consta positivamente che fu il cardinal Ferretti stesso che avanzò la preghiera gli ambasciatori affinchè interdicessero ai loro connazionali di prender parte alla festa. Ma ciò, come dicemmo, poco interessa. L’essenziale a sapersi è che vi dovevano essere individui di tutte le nazioni nella processione, e conserviamo tuttora il biglietto d’invito per gl’Inglesi che si dovevan recare, per riunirai fra loro, al n. 93 in piazza di Spagna.2

Il Montanelli però ch’era uno degli istigatori delle feste romane dalla sua residenza in Toscana, ed era anche il compilatore del giornale l’Italia, racconta nel modo seguente come si passò l’affare degli esteri e delle bandiere, nel iemale dianzi menzionato.3


  1. Vedi Ranalli, vol. I, pag. 300, ediz. di Firenze del 1848.
  2. Vedi Documenti, vol. III, n. 90.
  3. Vedi l’Italia del 20 novembre 1847, pagina 97.