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riforme suggerite dalle cinque Potenze al suo predecessore. In ogni evento il governo britannico è preparato a tenere una tale condotta: e voi siete incaricato a rassicurare in proposito il governo romano, e dirgli che il governo di Sua Maestà non vedrebbe con indifferenza un’aggressione contro il territorio romano diretta ad impedire al governo pontificio l’attuazione di tutte quelle interne riforme ch’ei possa credere convenienti.»

Furon queste le istruzioni date da lord Palmerston a lord Minto, ed il Farini cui siam debitori di avercene data comunicazione, dopo di aver fatto l’apologia del governo inglese, prende a tracciare il confiteor tanto per i rivoluzionari italiani, quanto per gli altri, colle seguenti parole:

«Cessino i percossi dal nembo della rivoluzione, cessino i caduti risorti, ed i caduti sopravvinti dal rendere in colpi lord Minto, l’Inghilterra, o qualsivoglia altra fantastica cagione delle battiture sofferte e degli strazi della patria. Ne incolpi ognuno la poca propria nobiltà e virtù dell’animo, i propri errori, le proprie colpe, che ognuno ha ben d’onde.»

Poi parla del Rossi e lo porta alle stelle, perchè ancora esso incoraggiava il papa alle riforme, dicendo così:

«Anche del Rossi ambasciadore per Francia si mormorava con quel senno e quella giustizia che aogliono i politici d’occasione, e gli ebbri partiti.... E balbettavano francescamente contro il re ed i ministri di Francia le francesi contumelie, ed il Rossi ambasciadore in Roma era l’incubo dei sagacissimi liberali di piazza. E Rossi aveva dal suo governo, aveva anch’esso il Rossi lo incarico d’inanimire il papa a procedere franco e spedito nelle riforme sì che non rischiasse dare per forza ciò che poteva e doveva spontaneo; ed il Rossi adempiva allo incarico con prudenza singolare di diplomatico, e più con affetto d’Italiano, che tale era pur sempre.1»


  1. Vedi Farini . volume I, pagina 273.