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356 | storia |
Eccoci, giusta la nostra promessa, a parlare della instituzione del municipio romano.
Rammenteranno i nostri lettori che il Santo Padre, cedendo ai pubblici voti, aveva creato fin dal 1 di marzo una commissione per presentare uno schema o progetto di organizzazione municipale. Fu eletto a segretario della medesima l’avvocato eoncistoriale Carlo Armellini.
Questa commissione era composta di sette individui, oltre il segretario anzidetto, ed il cardinale Altieri segretario de’ memoriali, che n’era il presidente; cosicchè era formata di nove individui in tutto, come rilevasi dal giornale di Roma.1
Compiuto il suo lavoro e sottoposto al Santo Padre, esso degnossi di approvarlo, e di sottoscrivere il relativo motu-proprio il 1 di ottobre, ed il medesimo venne esibito negli atti dell’Appolloni segretario di camera il 2 detto, ed il giorno stesso fu reso di pubblica ragione. In seguito di che nella sera una delle solite dimostrazioni con faci accese mosse processionalmente dalla piazza del Popolo e recossi al Quirinale, ove ricevette in unione ad un immenso popolo, che vi era accorso, l’apostolica benedizione, come meglio si dice nel Diario di Roma, ove riportasi per intiero il motu-proprio.2
Andiamo ora a dichiarare in compendio le disposizioni generali dell’atto di sopra menzionato, le quali, trattandosi di cosa esclusivamente romana, interessar devono precipuamente ai Romani che andavano a fruirne il beneficio.
Belle sono le parole del Santo Padre che precedono le disposizioni; esse dicono così:
«Ciò che riputammo dover esser cagione di letizia pubblica, e quel che più importa, di verace vantaggio a questa città dilettissima, si fu il rendere lo splendore