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Pio IX, incomincia in cotesti nostri paesi un ordine vero legale, per addietro sconosciutissimo, e per via di cui si ha facoltà di procedere pacificamente e di grado in grado all’acquisto d’ogni perfezionamento civile.1

» Che io non possa poi ringraziarla condegnamente, e come io desidero, della bontà e parzialità singolare ii me adoperata, scorgesi bene da ciò, che se il rivedere la patria ed i suoi dopo sedici anni di esilio e dopo estinta la speranza di più abbracciarli, è da computarsi fra le maggiori consolazioni del mondo, a me dee mancare qualunque fiducia di esprimere all’Eminenza Vostra non pur coi fatti ma colle parole, la gratitudine che me le stringe e annoda in perpetuo. Solo vorrei pregarla a considerare che questi sentimenti li dice un uomo lontanissimo da ogni maniera d’adulazione, e a cui sono ignoti affatto le corti ed i grandi, ignoto il conversare e il carteggiare con esso loro; e a cui infine reca una vera e novissima meraviglia e soddisfazione il potere e dovere far ciò la prima volta in sua vita eoi l’Eminenza Vostra, nella quale si avvera e l’antico adagio che la bontà soggioga ogni cosa, e l’antica massima dei giuristi filosofi, che negli ottimi è un diritto naturale e non prescrittibile di dominio e d’impero.

Di Genova li 15 agosto 1847.
Dell’Eminenza Vostra

Devotissimo ed Obbligatissimo Servo

Terenzio Mamiani.2


Questa lettera ci somministra soggetto di seria meditazione sui strani rivolgimenti delle cose umane, imperocchè il 15 agosto 1847 il Mamiani esule scriveva al cardinal Ferretti la soprascritta lettera per implorare il suo ritorno

  1. Accenna all’istituzione della Consulta di stato con voce deliberativa in cose di finanza.
  2. Fu riportata detta lettera anche dal Roman Advertiser del 25 settembre 1847.