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della rivoluzione di roma | 311 |
«Al Consiglio comunale di Bologna
» l'adunanza straordinaria del popolo bolognese.
» Voi non eletti dal suffragio del popolo, e la più parte reliquie di un regime che per generosità vorremmo dimenticato, ieri osaste protestare, a nome del popolo contro il progetto di legge che convoca l’assemblea generale dello stato; il popolo offeso nei suoi diritti, nella sua dignità, oggi calmo, imponente, protesta contro il vostro atto, contro di voi.
» Quando il principe costituzionale abbandonava Roma e stato, senza lasciare alcuno in sua vece; quando dalla commissione da lui creata, contro la legge, altri rinunziava, altri fuggiva; quando i deputati delle camere, e del municipio romano, erano con onta da lui respinti, il governo mancò, ogni patto anteriore si ruppe, il popolo tornò nel suo naturale diritto, spetta a lui solo il provvedere a se stesso. Tutte le misure onde si venne dalle Camere provvedendo fin qui alla cosa pubblica, non potevano più oltre durare, come quelle che non davano- luogo all’esercizio di questo sacro diritto: la proclamazione delP assemblea generale era inevitabile necessità.
» Erraste pertanto opponendovi alla proclamazione di quest’assemblea; erraste, credendola causa di nuovi e gravissimi ostacoli al ricomponimento politico della nazione, poichè essa non ha altro fine che quello di stabilire un ordinamento allo stato nostro, conforme ai voti od alle tendenze del popolo, il quale ha ben mostrato se voglia più del principe l’indipendenza della nazione.
» Non vedete voi la serie de’ mali che verrebbero a Bologna, allo stato, all’Italia, col porre in atto la minacciata separazione?