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Il 12 decembre, giunto appena in Roma il generale Garibaldi, fece il suo ingresso nel circolo popolare, recandovisi in compagnia di monsignor Muzzarelli, dove fatto un breve discorso, riportò applausi fragorosi. Volevasi condurlo al Campidoglio, ma egli si ricusò.1

Il 21 mandò fuori due indirizzi, uno dei quali diretto alla guardia civica, l’altro ai soldati di ogni arma, per congratularsi del loro operato il giorno 19.2

Il 29 detto un altro ne emise a tutti i circoli dello stato sulla Costituente, ove fra Io altre cose si dichiarava di non riconoscere più il potere temporale dei papi, preludendo con ciò alla proclamazione della repubblica.3

Il 4 febbraio 1849 inviò un indirizzo ai Bolognesi per rallegrarsi dello essere riusciti nell’impedire la partenza del generale Latour.4

Il 13 di febbraio si oppose alla rinunzia del ministro della guerra conte Campello, e indusse tutti gli altri circoli a secondarlo.5

Il 2 marzo emanò il seguente decreto. «Il circolo popolare nazionale, componente una delle più democratiche associazioni del popolo sovrano, s’è radunato in piena assemblea la sera del 1 corrente marzo per dichiarare alla presenza di Dio e degli uomini. — Che esso ripugna alla politica vile e liberticida dell’abate Vincenzo Gioberti. — Che cancella eternamente il di lui nome dal grado di presidente e di socio onorario a cui lo assunse un sentimento tradito di buona fede italiana. — E sopra il capo dell’empio che armava le braccia alla guerra fraterna scaglia col cuore fremente la maledizione e l’infamia.» E fu in seguito di ciò che la via Borgo-

  1. Vedi Documenti, vol. VII, n. 100.
  2. Vedi Atti Ufficiali, n. 121.
  3. Vedi Documenti, vol. VII, n. 116.
  4. Vedi Documenti, vol. VIII, n. 49. A.
  5. Vedi la Pallade del 14 febbraio 1849.