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discorso preliminare | 21 |
sare di questi scrittori, ma diciamo ciò, perchè è giusto di mettere in chiaro questa gran verità, cioè, che i primi liberi pensatori furono Italiani, e che i Francesi, anche in questo, furono nostri scolari e non maestri, come se ne vantano.
Nè a ben riflettere, sono al postutto da sorprenderci siffatte contrarietà. Ci sorprenderebbe anzi se non si fossero incontrate; imperocchè converrebbe supporre che l'Italia sola fosse sottratta alle leggi generali, di cui la storia ci mostra lo sviluppo. Non vediamo noi forse nel mondo intero e in tutte l’epoche subire le monarchie incessanti vicissitudini, le cui sorgenti rinvengonsi nello spirito irrequieto dei popoli? E come stato sarebbe altrimenti in Italia, ove il papa, uno de’ suoi principali sovrani, porta un carattere unico al mondo, tutto speciale ed estraneo alle regole abituali della sovranità?
Esso ad un tempo pontefice e re, ereditario ed elegibile, quasi assoluto e spesse volte di origine plebea, al disopra, sotto certi rispetti, ai re della terra, e intitolantesi servo dei servi di Dio. Ed è egli meraviglia se queste qualifiche, apparentemente contradittorie, abbiano eccitato delle teste immaginose ed ardenti ad avversare il papato, e che a queste abbian fatto corona quegli spiriti superficiali, che ignari della pratica degli affari, delle condizioni essenziali del governo, e delle vere molle della politica, si arrestano ad osservare soltanto i contorni esterni delle cose che colpiscono i loro sguardi?
Egli è viceversa a restare colpiti ed edificati piuttosto nell’osservare, che, mentre tante monarchie furono in preda, durante lunghi anni, alle fazioni, alle perturbazioni, alle guerre civili, ed alle invasioni straniere, che finirono col farle soccombere, i papi soli abbiano assistito e veduto passare impavidi questi movimenti convulsivi, propri delle società umane. I papi no, non ne andarono esenti, perchè il fondatore della Chiesa non promise ch’essa vivrebbe in pace, ma che sopravviverebbe sempre; ed è perciò