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Lo spirito che dominò il circolo romano nel primo periodo fu pressochè eccellente, come accader suolo in cosiffatte istituzioni; fu spirito in somma di concordia, di pace, di ordine e di progresso. La cittadinanza sentiva il bisogno di un centro comune per determinare un compito certo all’iniziato movimento, e credette di averlo rinvenuto nel circolo romano.

Se non che gli elementi torbidi non mancarono d’introdurvisi a poco a poco, e quanti più di essi vi s’infiltravano, tanti più dei moderati se ne allontanavano, in guisa che ne venne tralignando lo spirito, e da moderato e pacifico, divenne torbido e sedizioso, perchè gli elementi torbidi e sediziosi che in sui primi appena appena vi comparivano, in sugli ultimi, aumentatone il numero, vi ebbero la più grande prevalenza.

Ma quando ciò accadeva, ossia quando la rivoluzione in Roma incominciò ad assumere uno spirito più decisamente democratico, il circolo romano veniva già perdendo gradatamente della sua influenza, ed il circolo popolare per converso prendeva il di sopra, e terminava coll’assorbire in sè, non solo il circolo romano, ma tutti gli altri ancora, ed assumeva e riconcentrava in sè l’alta direzione della cosa pubblica, come in seguito verremo narrando.

Ciò non esclude che il circolo romano avesse il primato nell’anno 1847, e nei primi mesi del 1848. Esso educò e fece adulta la rivoluzione in Roma, ma non ebbe poi la forza di contenerla. E quindi, sottrattasi alla sua tutela, e passata sotto quella del circolo popolare, non ebbe il circolo romano la forza e l’ascendente d’impedire che agisse sbrigliatamente, percorrendo quella strada che è nell’indole della rivoluzione di percorrere.

Il giudizio pronunziato dal Farini nella sua storia 1 sulla mite e quasi diremo innocua influenza del circolo romano, non solo non ci soddisfa, ma consuona assai male colla storica verità?. I fatti, e non le ciancie, che verremo nar-

  1. Vedi Farini, vol. I, pag. 276, terza edizione di Firenze.