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276 | storia |
Non mai meglio che allora potè porgersi il destro ai nemici dell’aquila bicipite di gridare ad alta voce contro gli Austriaci, sotto l’usbergo del papa offeso, di cui un po’ da burla, ma molto davvero, prendevansi le difese; e così ovunque ed all’aria aperta si venne ad aprire scuola di proselitismo anti-austriaco, e feeer più que’ pochi giorni, che i trentadue anni antecedenti, quanti n’aerai! deeoni dal trattato di Vienna, per crearle nuovi nemici.
Gli amici dell’Austria poi esterrefatti a quell’insolito divampamento le cui prime scintille dal Quirinale partivano, non che turarsi la bocca, imbrigliaron perfino il pensiero per tema che non li tradisse, e non li rendesse vittima degl’irrefrenabili sdegni delle moltitudini.
L’Austria poi, oltre allo avere accresciuto incommensurabilmente il fuoco in Italia, portandovi essa stessa una nuova provvista di combustibili, venne con ciò gittando in casa propria il seme di quella rivoluzione tremenda, che scoppiata nel marzo del 1848, repressa e riaccesa nell’ottobre, costrinse il suo imperatore a fuggire, ed insanguinò per due volte colle bombe e i cannoni le strade di Vienna. Ma fece anche più, perchè le distaccò l’Ungheria, ed obbligò più tardi lo stesso imperatore a ricorrere all’umiliante partito di chiamare in sussidio delle sue armate quelle dell’Autocrate russo contro gl’insorti ungheresi.
Le lagnanze ufficiali del governo pontificio per la occupazione di Ferrara, il racconto dell’articolo inserito nel trattato di Vienna, le proteste del Consalvi e le controverse interpretazioni della parola place applicabili a Ferrara e Comacchio, tutto potrà rinvenirsi nel Diario di Roma, e nel commenti fattigli dall’Orioli nella Bilancia.1
Venendo poi più specialmente alla nostra Roma diremo come all’annunzio dell’occupazione di Ferrara si pensò subito al caffè nuovo di formulare una lista di soscrizione per chi avesse voluto marciare immediatamente a Ferrara.
- ↑ Vedi il supplemento al Diario di Roma, n. 66. — Vedi La Bilancia n. 31.