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della rivoluzione di roma | 257 |
cerimonia un canale di mare agitato dai fiotti di un ondeggiante moltitudine. Alla porta maggiore della chiesa sotto lo stendardo pontificio era collocato il ritratto del Santo Padre sotto il quale leggevasi:
all’immortale PIO NONO
l’eletto di dio e del popolo
i fedeli d'oriente
tributano l’inno di grazie
nel dì 22 agosto 1847.»
Questa iscrizione all’eletto di Dio e del popolo si disse che sentiva un poco di mazzinianismo.1 Comunque si voglia, fu così che dai liberali italiani in Oriente, che corrispondevan con quei d’Italia, si profanavano preghiere e ringraziamenti all’Onnipotente per una finzione quanto iniqua altrettanto ben condotta.
Giunto il giorno 17, ch’era l’anniversario dell’amnistia, stettero molti in pensiero che accader potesse qualche sconcio. Il timore però rattenne moltissimi dall’uscir di casa, e così Roma restò in quel giorno perfettamente tranquilla, e la sera non vi fu neppur luminaria. Per solennizzare però quella festa si diè un banchetto al circolo romano nel quale intervenne l’eroe del giorno, Ciceruacchio. E siccome ad esso attribuissi la scoperta della famosa congiura, si credette di rimeritarlo col fargli presente di una tabacchiera d’oro.2
Quanto abbiamo narrato fin qui crediamo possa essere sufficiente per dare una idea di quell’epoca memoranda delle nostre storie. Chi amasse di conoscerne più minute particolarità potrà rinvenirle nei nostri documenti.3
Lo stesso giorno 17 luglio giunse in Roma il conte