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complici della congiura fosservi molti abitanti del borgo di Faenza venuti in Roma per menar le mani, e che indossassero tutti un grossolano giubbone, dagli ad ogni momento ad arrestare i così detti Faentini che poi si riconobbe essere invece poveri coltivatori, gente innocua, venuta qui da diversi paesi per suoi affari particolari.

La conseguenza intanto di questa pretesa scoperta fu che i liberali in quel momento venisser riguardati siccome tanti angeli liberatori, e i gregoriani poco men che spiriti infernali. Crebbero insomma i primi nella generale estimazione di un cinquanta per cento, e calarono gli altri lino allo zero, e tutto ciò perchè si credette alla finta congiura. Il ricorrere però a queste gherminelle o astuzie invereconde non è nuovo negli annali della rivoluzione. Ne abbiamo due esempi, uno anteriore, posteriore l’altro alla congiura di Roma del luglio 1847.

Quello anteriore acccadde in Catalogna nel 1845 circa. Si cercò di spaventare il governo colla denunzia di una subita comparsa di carlisti alla frontiera, e ai chieser le armi per difendersi. Ottenute le armi i carlisti svanirono, e rimaser le anni nelle mani del popolo.1

L’altro esempio cel somministra la storia attuale. Indugiavasi in Livorno l’attivazione della guardia civica nel settembre del 1847. Si pensò allora a far correre voci sinistre a carico della polizia di Livorno, quasi che fosse ostile al movimento nazionale. Bastò questo perchè on insurrezione avesse luogo e i cittadini si ponessero da per loro a far la guardia. Il fatto compiuto venne subito sanzionato dall’autorità, perchè con atto sottoscritto da Don Neri Corsini governatore di Livorno, la guardia civica venne legalmente istituita. Gli agenti di polizia venner fugati o tradotti in carcere, e Livorno restò per un momento in mano del popolo.2


  1. Vedi il giornale spagnolo l’Araldo.
  2. Vedi il Supplemento al Corriere livornese, del 22 settembre 1847.