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ad un tratto gl’inumani sanfedisti, e stretti i pugnali temprati nell’odio di Pio IX, il cui venerato nome portavano inciso, fare di quanti mai liberali si parasser loro d’innanzi il più orribile scempio. Questo raccontavasi apertamente, essere niente meno l’atroce progetto dei così detti sanfedisti.

Molto si è parlato di questa setta; ma essa non ha giammai esistito in Roma, checchè ne dicano i Gualterio1 e i Farini.2 Fanatici pel papa sì, ve ne possono essere stati, e possono esservene tuttora; ma raggranellati e ordinati sotto forma di setta, con ordinamenti, statuti, e giuramenti lor propri, non già. E ne abbiamo la convinzione che nei tempi recenti non abbia esistito un cosiffatto collegamento, pei tempi passati ci è mallevadore il fatto, perchè prima degli sforzi dei rivoluzionari per rovesciare l’ordine. di cose esistente, il popolo romano era essenzialmente papalino, e quando gli uomini son tutti di un colore e di un sentimento non vi è bisogno di sètte per far prevalere la propria opinione. È questa dunque una asserzione gratuita ed una calunniosa invenzione del partito contrario, il quale molto si diletta in delineare a chiaroscuri quei romanzi che chiamansi storie.

Tuttociò dunque che si fece credere dicendolo, scrivendolo, e rappresentandolo coi più foschi colori sulla congiura di Roma, e che tanto spaventò il popolo romano, lo stato pontificio, l’Italia, l’Europa, e possiam dire anche il mondo, non fu altro che una quanto iniqua, altrettanto ingegnosa invenzione. In epoca posteriore i liberali non ebber ritegno di confessarlo eglino stessi, e di coonestarlo come misura di necessità, qualificandolo perfino da colpo di stato.

Ma ritorniamo ora al racconto di ciò che accadde in Roma.


  1. Vedi Gualterio gli Ultimi Rivolgimenti Italiani, vol. I, parte seconda Le riforme, Firenze 1851, pag. 69 e 455; non che il volume Documenti alla pag. 11.
  2. Vedi Farini Lo Stato Romano, vol. I, pag. 10.