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16 | discorso preliminare |
speranze, pose ogni studio, e poco indugiò nell’introdurre tutti quei miglioramenti, e concedere quelle utili instituzioni, che fossero compatibili colla integrità del pontificato romano e del temporale dominio, e che in altri tempi, gli stessi potentati di Europa avevan creduto di consigliare.
L’inganno però si venne quasi subito appalesando. Gli onesti trepidarono e si ammutolirono, i protervi allietaronsene, e presero la prevalenza; la stampa europea esaltò i perdonati, e ne venne encomiando le gesta. Esaltò il pontefice, e lo designò come il modello e il campione fra i regnanti, l’uomo non solo di moda e di circostanza, ma l’uomo provvidenziale. E queste lodi esagerate, sì agli uni come all’altro, queste speranze entusiastiche, e questi delirî irrefrenabili attecchirono siffattamente, e così universalmente si diffusero, che popoli e sovrani, ducati, regni ed imperi ne furono commossi e sentirono a grado a grado insinuarsi, e svilupparsi la perturbazione anche nelle viscere loro. Terribile è vero, e lacrimevole ne’ suoi effetti riuscì lo esperimento, ma pure valse a stabilire due gran veri, il primo, la forza e la potenza morale del papato, il secondo, che l’uomo beneficato, se non è animato da principî religiosi, rare volte mantiene la fede, e professa la riconoscenza.
Gli avvenimenti di cui fummo testimoni, posero in sodo il principio, che la rivoluzione non si conquide colle blandizie, e che nè per diversità di tempi o di luoghi, sia che irrompa all’ostro, o all’occaso, o nelle gelide regioni del settentrione, o nelle ridenti plaghe meridionali, è mai da sperarsi di vincerla, se pure le si conceda por intero ciò che essa domanda. La rivoluziono per se stessa e per propria indole, non fa che ricevute in acconto, ma di saldo giammai.
Ciò non esclude che molto coso debbano e possano farsi. E siccome, variando i tempi, noi vediamo che non solamente vengono cambiandosi i costumi, ma le condizioni eziandio morali e materiali che li producono, e che