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sarie dai reciproci rapporti di governi amici, e consacrate dai trattati internazionali e dallo stesso diritto delle genti.

Quanto poi al ballo, o fosse semplicemente per ispaventare i Borghese, o ammonire i Lambruschini e i suoi aderenti, egli è certo che la sera stessa turbe di giovinastri percorrevano il Corso ad alta voce gridando: che conveniva dar fuoco alla villa Borghese.

Dell’appostamento del Ciceruacchio il giorno, e delle voci d’incendio la, sera, non esiste documento veruno da quello in fuori degli occhi che videro e delle orecchie che ascoltarono simili indegnità; ma pure un documento assai significativo esprimente il mal umore degli eccessivi esiste tuttora fra i nostri documenti, di cui stante la importanza accenneremo alcuni brani. II foglietto intero poi si riporterà in sommario.1

Ecco il brano del foglietto:

«Ora nella capitale e nelle provincie è a tutti manifesto che la fiducia del popolo verso Pio IX è grandemento scemata; è pur manifesto che l’intrapreso progresso minaccia soffermarsi; è manifesto che i nemici de’ novelli ordinamenti imbaldanziscono.»

E più sotto:

«Che la concordia raffreddasi, il malcontento universalmente aumenta. Sì, tornano gli animi a concitarsi come delusi, gli odi sopiti risalgono, accapigliansi di nuovo i partiti, e le vendette qua e là insanguinano il suolo, pochi mesi fa di festivo nazional patto ridente teatro. Il perchè ier l’altro banchettava pubblicamente l’austriaco ministro con la vecchia astuta e novella incauta corte romana, che alla sera del giorno stesso raccoglievasi a tripudiare, fremente Roma tutta, nella villa del gesuita principe

Omettiamo il resto per brevità, quantunque da tutto il contesto del foglio siano da attingersi preziose spiega-

  1. Vedi sommario n. 6. — Vedi il vol. II, Documenti, n. 67. A.