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discorso preliminare | 15 |
un tessuto non interrotto d’inganni e d’insidie dei rivoluzionarii italiani contro il papato e l’ordine sociale esistente in Roma. Ci svelerà gl’iterati sforzi di quel partito ostile al papato stesso, che, con deliberato proposito di rovesciarlo, si apprese al temperamento non già di usare violenza, si bene di onorarlo, estollerlo, glorificarlo, e amicarselo, a fine di carpirne a poco a poco il potere, e quindi abbatterlo apertamente, e sostituirsi in sua vece.
Nel 1846 difatti non si leggeranno che applausi, dimostrazioni, poesie, musiche, fiori, e luminarie. Era la cosi detta luna di miele, erano le blandizie di una giovane, quanto avvenente, altrettanto sleale, cui non era altro studio, tranne quello d’ingannare l’oggetto delle sue predilezioni. E ciò, con tale istudiato raffinamento e stomachevoli esagerazioni, che l’uomo cui voleva sedurre, posto in grado di scoprire l’iniqua trama, dovette rompere colla seduttrice ogni possibilità d’accordo. La giovane Italia che evidentemente sosteneva la parte di seduttrice; divenuta trionfante per l’atto del perdono, nulla lasciò intentato per volgerlo al suo profitto. Da ciò venne scaturendo in seguito quel movimento festoso, quell’agitazione che fu detta amorosa, e che caratterizzò precipuamente gli anni 1846 e 1847.
Dalla lettura di queste storie dovranno emergere tali utili verità, che non andranno al certo perdute per chi verrà dopo di noi. Apparirà che un pontefice dotato dei più retti e nobili sentimenti, e animato dalle più lodevoli e generose intenzioni, fu mandato da Dio per tentare l’esperimento (a disinganno degli uomini) di ammansire la rivoluzione italiana colla dolcezza e con l’amore. Quindi è ch’egli alzando la mano del perdono sui rivoltosi, gli strinse al seno con l’amplesso di padre; e stimando nel suo bel cuore che il sentimento della riconoscenza e della gratitudine fosse per renderli a lui fedeli, chiamonne taluni persino al disimpegno di pubblici ed importanti incarichi. Volendo inoltre che i fatti succedessero alle