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nalato mantenne la rigorosa osservanza delle austere leggi del proprio istituto. Era uomo dotto, severo e benefico, e passava per amante del popolo. Buona parte di Romani ne accompagnò le spoglie mortali alla chiesa ove fu sepolto.1

In seguito della morte da noi raccontata del cardinale Polidori ordinario dell’abbazia di Subiaoo, il Santo Padre volle prenderne il titolo e assumerne il possesso. A tal effetto partì per Subiaco la mattina del 27 maggio di bonissim’ora, e non ostante, una immensa turba di popolo si recò al Quirinale onde colla semplice presenza e colle acclamazioni augurare alla Santità Sua un viaggio felice.

Narrar le feste, i ricevimenti, le accoglienze reciproche le cerimonie, e le accademie di poesia, non che le manifestazioni di gioia che misero in moto le popolazioni tutte dei monti simbruini, ci menerebbe tropp’oltre, e posson leggersi nella relazione che venne pubblicata.2

Restituendosi la Santità Sua il giorno 31 in Roma dalla sua gita in Subiaco, che fu una ovazione continua, venne incontrata a varie miglia oltre la porta san Lorenzo da uno stuolo, si disse, di circa duecento giovani recanti una supplica o ricorso contro monsignor Grassellini, al quale si apponeva di avere intimato l’ordine di sfratto al marchese Dragonetti. Altri però sostenne che fosse per un motivo differente. Tutto ciò si disse, e noi senza garantirlo lo riferiamo. Il giornalismo però non fece menzione veruna di questo fatto del quale pon si rinverrebbe traccia nelle memorie stampate di quel tempo. Avremo però occasione di riparlarne in sul fine del presente capitolo.

Intanto al Portonaccio, in vicinanza della basilica, di san Lorenzo fuori le mura, trovò il Santo Padre un numeroso assembramento di festeggianti. Era Ciceruacchio con le sue turbe.


  1. Vedi il Diario di Roma del 25 e del 29 maggio. — Vedi l’Educatore pag. 173. — Vedi il Contemporaneo del 29 — Miscellanee, vol. XIII, n. 7.
  2. Vedi la relazione del viaggio a dimora di Nostro Signore in Subiaco nel vol. XVIII, Miscellanee n. 6.